DISCESA / ASCESA
Rinascere di Leslie Jamison si colloca mi pare all´interno di una tendenza, forse un sottogenere, ben delineata, in fase di espansione, mi pare, quella che mischia autobiografia e saggio, si fa rappresentare da una scrittura scintillante e sensibile (che a volte pare essere stata rifinita nelle prelibate scuole di scrittura creativa statunitensi), vuole restituire al lettore appunto la forza di
un´esperienza personale, ma non senza l´erudizione e l´approfondimento, sotto forma di citazioni e, come in questo libro, apparati di note.
Mi vengono in mente Città sola di Olivia Laing (di cui attendiamo Viaggio ad Echo Park, curiosamente pure dedicato al tema dell´alcolismo, come il libro di cui sto parlando), Future Sex di Emily Witt, per esempio, seppure quest´ultimo sia decisamente sbilanciato sulla parte saggistica.
La Jamison parla del proprio alcolismo, come ho accennato poco sopra, e il libro è piuttosto nettamente bipartito, o forse tripartito, se il percorso tipico della dipendenza è euforia/irresponsabilità - abuso/umiliazione-disintossicazione/rinascita, anche le pagine sembrano seguire questa struttura, con prima e seconda parte più movimentate (e secondo me più divertenti) e l´ultima, quella del recupero, pacata e vagamente noiosa come devono essere le riunioni degli Alcolisti Anonimi, descritte con generosità.
Nel contempo, la scrittrice relaziona in parallelo su vite e opera di suoi illustri colleghi pure dipendenti dalla preziosa sostanza, ad esempio il sommo Charles Jackson, e poi ancora, tra gli altri, Raymond Carver, sondando il rapporto ambiguo tra dipendenza e creatività, e la paura dello scrittore/artista di perdere quella che con termine molto vasto, vago, viene chiamata ispirazione; una volta ripulito e rinato e riabilitato, e insomma senza la spinta di un ragionevole bicchiere di qualcosa, o come direbbe Bianconi "Una dose di qualcosa, una dipendenza", cosa rimane, alla fine?
Il libro in questo senso è molto sincero: bere è divertente e doloroso, riabilitarsi è noioso, la prima cosa evoca notti estive, battuta pronta, risvegli difficoltosi, scelte subite, la seconda molto caffè, limonate o Diet Coke, sedie di plastica, torte (alle riunioni degli AA) e in effetti mi pare che andando avanti, e seguendo la Jamison nel suo percorso di riabilitazione, la tensione scenda, le testimonianze di abiezione/rinascita si facciano ripetitive, anche la logica dei riferimenti agli artisti dipendenti mostri un po´la corda.
In effetti Giorni perduti (The lost weekend) di Charles Jackson è un grande romanzo proprio perché non contempla in sé la possibilità di una disintossicazione, di una riabilitazione, anche se poi lo scrittore personalmente aveva intrapreso quel percorso, mentre la Jamison corre quel rischio, e lo subisce, e non controlla a mio modo di vedere in maniera adeguata le parti diciamo più politiche e ideologiche del suo libro, prima quella, seppur convincente ma a un certo punto lasciata per strada, dove si accusa il sistema americano di aver utilizzato le dipendenze in chiave razzista, e poi il lungo peana dedicato agli Alcolisti Anonimi.
In generale direi che si tratta di un libro riuscito per il 65-70%, forse troppo lungo, forse poco controllato nella seconda parte. La Jamison ha una scrittura limpida e convincente, mi piace quando non fa sconti a se stessa, diventa a volte troppo lirica quando descrive le sensazioni di (faticosa, va ammesso) rinascita e uscita dalla dipendenza, ma immagino che la conquista giustifichi quel tipo di entusiasmo.
È un buon libro, ma mi rimane il dubbio, non chiarito, che forse il genere a cui appartiene stia mostrando la corda prima ancora di diventare tale, o forse venga perseguito con troppa pianificazione, un ´eccesso di razionalità.
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Informazioni sul libro
Leslie Jamison - Rinascere
Traduzione di Laura Serra
Ed. Mondadori 2019
528 pg.
Attualmente in commercio
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528 pg.
Attualmente in commercio
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