LE VITE E I COMPLOTTI
Questo La forma delle rovine, lodatissimo e corposo romanzo dello scrittore colombiano Juan Gabriel Vásquez, si era presentato nei miei dintorni con l´indubbia fascinazione di una trama nella quale due celebri crimini politici che hanno segnato la notevolmente turbolenta storia colombiana venivano collegati a un altro celeberrimo e fortemente iconico, l´omicidio Kennedy. Premesse che subito mi avevano fatto drizzare le classiche antenne da lettore.
Avvicinandomi al libro, leggendolo, ho scoperto come questi temi vengano sapientemente giocati all´interno di una trama e una costruzione molto azzeccate e affascinanti, con elementi di auto-fiction, un abile mix di storiografia rivista e pura invenzione (dove Vásquez volentieri alimenta una certa ambiguità tra le due dimensionii) e l´utilizzo costante di diversi registri e piani temporali.
Un intento e un´opera ambiziosi quindi, dove impressiona come tutto questo materiale mai rischi neanche lontanamente di sfuggire di mano allo scrittore.
Non so insomma se sia come dice Franzen, come di consueto enfatico nella quarta di copertina, se cioè Vásquez stia riscrivendo la letteratura americana del XXI secolo, ma sicuramente ci troviamo di fronte a un autore di grande maturità e indubbia capacità evocativa, e anche abilissimo nello sfruttare tutte o quasi le strutture e le possibilità del romanzesco.
Abbiamo fondamentalmente, pur in un insieme che non si lascia semplificare, due direttrici: una attraversa il rapporto tra Vásquez, diciamo il Vásquez realmente esistente, e il suo paese, e la storia dello stesso. In questo senso il romanzo vale come "presa di coscienza" ma anche come avvicinamento emotivo dello scrittore a una patria che lo vede ben presto esule volontario.
L´altra è la narrazione vivida di una o più ossessioni, in primis quella dell´"antagonista" (almeno inizialmente), Carlos Carballo, per la storia oscura, nascosta e complottista della Colombia stessa.
Vásquez sviluppa la vicenda in maniera prepotentemente non lineare, viaggia e si muove tra presente e passato (proprio e della Colombia), innerva alcuni passaggi con testimonianze fotografiche (reali), ed escogita per altri un ricorso a una documentazione spuria, ovvero a libri opuscoli e pamphlet realmente esistenti ma da lui reinterpretati o comunque sapientemente integrati nella struttura e nel tipo di voce, improntata a un solido realismo rigorosamente non-magico, del romanzo.
Anche la presenza auto-fittiva dell´autore è giocata sapientemente e con una certa sobrietà, non vi è una forma di invadenza "carreriana" e in effetti il tema scelto è tanto ampio, articolato, e presenta per la sua natura tanti personaggi "più larghi della vita" (Uribe Uribe, Gaitán, ambedue grandi uomini politici, assassinati in circostanze solo apparentemente chiare) che all´autore non resta che entrare e uscire dalla storia, farsi di volta in volta osservatore scettico, testimone partecipe, protagonista casuale e quasi "tirato in mezzo" da forze e (nuovamente) ossessioni altrui.
In ultima analisi, il romanzo merita le attenzioni e le lodi che ha ottenuto, e vista la statura dell´autore credo che mi rivolgerò presto ad altre opere di un autore che credo, sospetto, possa entrare tra le grandi voci della letteratura contemporanea.
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Juan Gabriel Vásquez - La forma delle rovine
Traduzione di Elena Liverani
Ed. Feltrinelli 2016
507 pg.
Attualmente in commercio
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507 pg.
Attualmente in commercio
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