IMPOSSIBILITÀ DI CONOSCERTI
Leggendo Tutto quello che non ricordo dello scrittore svedese (con padre tunisino) Jonas Hassen Khemiri mi sono venuti in mente quegli scrittori che al di là della provenienza geografica si sono imbevuti di ottime letture internazionali, autori che sanno trattare temi importanti non rinunciando a intrattenere, che hanno un´idea molto precisa di come vadano costruite trame e personaggi, che non rinunciano mai alla leggerezza cercando la profondità, né a quest´ultima cercando la leggerezza.
Scrittori figli di Jonathan Coe e di Hanif Kureishi, per dirne due, di uno di essi - Eshkol Nevo, specie ne La simmetria dei desideri - ho parlato diffusamente in giro per il blog, e mi pare che Khemiri alla luce di questo romanzo recentemente uscito per Iperborea possa fargli compagnia.
La storia è una classica quest a posteriori: il giovane Samuel è morto, forse suicida, e chi lo conosce è chiamato a testimoniare o meglio a raccontarlo a uno scrittore che vorrebbe ricostruire la verità e farne libro.
Sfilano quindi amici, parenti, la fidanzata, e subito è chiaro - e non potrebbe che essere così - che la ricerca si basa sull´elusività e sui punti di vista. Non si può ricostruire la verità. Ci sono diversi Samuel, a seconda di chi lo guarda, e del momento in cui viene guardato.
Questo consente all´autore di esibirsi in alcuni pezzi di bravura: il montaggio parallelo, il disvelamento progressivo, l´alternare toni comici e drammatici, l´imitare la logica del thriller e del giallo (in fondo si sta indagando su una morte, e il suicidio è una forma di assassinio) e lo stesso personaggio di Samuel, una sorta di idiota sapiente fatto apposta per illuminare e riempire di sfumature una storia d questo tipo. Al di là del metodo appena descritto e dei temi che ne conseguono (il destino, l´impossibilità di conoscere e di amare veramente chi abbiamo davanti, la difficoltá a darsi completamente) Khemiri affronta anche un argomento diciamo pesante e da lui realmente sentito, ovvero il rapporto tra la Svezia e l´immigrazione presente e passata (le seconde generazioni e quelle da matrimonio misto, quindi per metà svedesi). Anche qui lo scrittore è bravo e arguto, senza esplicitarlo chiaramente ti introduce il dubbio, ti rendi conto di qualcosa di particolare, e dopo circa un buon trenta per cento di libro lo realizzi: nell´entourage di Samuel non c´è nessuno svedese puro. Chi come me ama questo paese è messo davanti a una realtà parallela non facilissima da percepire se non (evidentemente) vivendoci dentro, un paese ben poco accogliente, razzista in maniera non eclatante ma strisciante, una Stoccolma spesso snob e indifferente, una societá "ad excludendum".
Come avrete forse avvertito da quanto scritto fin qui, la carne al fuoco è molta (ma non troppa), Khemiri è bravissimo nella tecnica, domina l´impianto senza lasciar spazio a sbavature di sorta, intrattiene informando, e - nell´ambito di un libro gradevolissimo che non cambierà la storia della letteratura (ma neanche questa era l´intenzione) - mostra un talento spiccato e, immagino vista l´età ancora relativamente giovane, ancora da esplorare in ulteriori prove.
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Informazioni sul libro
Informazioni sul libro
Traduzione di Alessandro Bassini
Ed. Iperborea
252 pgg.
Attualmente in commercio
252 pgg.
Attualmente in commercio
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