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LIBRI E RECENSIONI. THOMAS WILLIAMS - I CAPELLI DI HAROLD ROUX

LA SINDROME DEL CAPOLAVORO ANNUNCIATO


Libri e recensioni



Soprattutto per quanto concerne la letteratura americana, ogni tanto mi sento circondato, assediato, dai potenziali capolavori o dalla sensazione del capolavoro nascosto finora misconosciuto o quello appena uscito normalmente libro dell´anno per Franzen (che ne segnala di solito una decina definibili tali).

A parte le battute, mi sono accostato a questo I capelli di Harold Roux di Thomas Williams con grande curiosità, per non dire aspettative.
Intanto l´editore e il cognome, Fazi e Williams, fa pensare a Stoner (di Williams, ma John in quel caso), una riscoperta direi esemplare, baciata dal successo commerciale e che da lettore davvero si può salutare come irrinunciabile, come meraviglia dimenticata.

Il Williams II (Thomas) ha alcuni punti di contatto con il suo "precursore": professore universitario, vincitore di un National Book Award, autore di diversi altri romanzi, dimenticato o comunque finito fuori catalogo dopo la morte, successivamente riscoperto prima in patria, poi all´estero.

Da qui iniziano però le differenze e finiscono i paragoni, o meglio questo Harold Roux merita di essere giudicato senza paragoni arbitrari, nonostante la storia editoriale appena illustrata e nonostante alcune similitudini.

Si tratta di un capolavoro? Secondo me no. É un buon libro, un romanzo superiore alla media, ogni pagina sembra trasudare l´intenzione e la pretesa di Williams di scrivere un masterpiece, a volte sembra di essere davanti a un perfetto saggio (lungo) di scrittura creativa: il romanzo nel romanzo, la riflessione su fantasia e affabulazione, le giuste dosi di sesso alcol e violenza, in realtà la grande cura formale, che a volte si trasforma in pedante freddezza, si fa da parte e lascia spazio a pagine di grande potenza, non ci si stupisce siano piaciute a King con quelle atmosfere da adolescenziale resa dei conti - o tutto o niente, si soffre e fa soffrire, scoprendo sesso e sopraffazione, complessi e ambizioni, nel buio di certe sere, con birra calda, e bagni di mezzanotte.

Piccolo focus critico dopo la parte lirica: in altre pagine e altre siti ho letto grandi lodi e stupori per questa struttura del romanzo nel romanzo - lo scrittore in crisi (?) Aaron che cerca di lavorare alla sua opera chiamata I capelli di Harold Roux, basata pare sui suoi ricordi di gioventù (prossima).
Al di là dell´originalitá credo solo presunta, sulla riuscita dell´idea, sull´esecuzione dico che personalmente avrei voluto sapere qualcosa di più di Aaron, o in altri termini mi pare che a volte i passaggi tra le due parti manchino di equilibrio, e lascino persino spazio a una certa pretenziosità, il saggio di fine anno, la voglia dell´applauso fragoroso.

Alla fine, la grande Hype creata su un romanzo per posizionarlo come capolavoro perduto o capolavoro a venire a volte crea danni, e in effetti non sarei così acido se non avessi sentito a ogni angolo esaltazione e visto occhi spalancati.

Si tratta infatti di un buon romanzo,  a tratti ottimo, che é valso la pena leggere e che malgrado questo non contribuirà - credo - a inserire T.Williams nel canone dei grandi della letteratura americana contemporanea (ma comunque ha vinto un National Book Award, mica da tutti).

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