VITE NON DI CARTA
La letteratura americana moderna e contemporanea riserva continue sorprese, tanto da costringere il lettore/recensore a espressioni trite e abusate tipo "un segreto ottimamente custodito", "un piccolo classico nascosto", che se non altro però rendono l´idea.
Il discorso vale per questo I venerdì da Enrico´s di Don Carpenter, che ha una storia editoriale particolare. Carpenter fu scrittore e sceneggiatore, amico di Brautigan e come lui morto suicida. Nonostante una certa fama tra cinefili e addetti ai lavori, i suoi romanzi erano fuori catalogo anche in patria, fino alla riscoperta da parte di Jonathan Lethem.
Ed è proprio a Lethem che l´editore ha chiesto di occuparsi di questo inedito, un romanzo di cui esisteva un manoscritto non editato e quindi da sistemare.
Lethem racconta nella postfazione come abbia affrontato la faccenda. Per riassumere, in maniera molto rispettosa, da editor consapevole, insomma.
Fatta questa premessa, è quindi tempo di occuparsi del romanzo, che è molto bello e che fa sperare si traducano e portino da noi anche gli altri tasselli della produzione di Carpenter.
Si parla fondamentalmente della scena letteraria tra Oregon e California negli anni´60, gli anni dei beat, ma i protagonisti di questa storia sono defilati, sono scrittori o aspiranti tali - lavoro quotidiano, amori, alcol, droghe, il sogno di Hollywood - sempre un po´spostati rispetto al grande successo di pubblico o di critica, lontani dallo stato di icona o simbolo. Sembrano vite vere e non di carta, penso che Carpenter abbia attinto molto alla propria autobiografia; seppure si parli per forza di cose di scrittura ed editoria, non è un romanzo autoreferenziale, insomma non è un´opera per soli scrittori, proprio per il contenuto di verità e trattenuto dramma (il dramma di vivere, semplicemente) di queste pagine.
Carpenter ha una scrittura forte e discreta allo stesso tempo, classica, economica, mi viene in mente (nello stile) un Fitzgerald che si sia abituato tramite anni di sceneggiature a sottrarre piuttosto che aggiungere, in vita fu paragonato anche a Yates che però trovo più cinico e fiammeggiante. Chiaramente per dei riferimenti più precisi si dovrebbe leggere il resto dell´opera di questo scrittore.
Ma al di là di tutto, dei paragoni e del collocamento, ci si trova davanti a un autore capace ed empatico, abilissimo nel costruire i personaggi e nel non perderli per strada, credo che vi appassionerete a Charlie annunciato-scrittore-di-successo-ma-in-crisi-creativa, a Jamie sua moglie, che invece ha successo come scrittrice quasi "rubando la vita" al marito, all'ex-carcerato Stan, a tutte le comparse e ai caratteristi che valorizzano la storia principale con la loro decente presenza.
Un libro che vorrei non fosse trascurato, e un autore che mi auguro sia riscoperto. Garantisce Lethem.
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