AUTOFICTION DA BROOKLYN
Ben Lerner - classe 1979 - nasce poeta, ed esordisce nella narrativa nel 2011 con Un uomo di passaggio, romanzo che - pur con alcuni difetti - già mostrava certi talenti dell´autore.
Ma é con questo Nel mondo a venire che Lerner alza le ambizioni e prova a cimentarsi con un genere (o dei generi) più "up-to-date" (e a lui congeniale) ovvero l´autofiction.
E poi ancora: il concetto di letteratura-collage fatta di un conglomerato di realtà (di nuovo) e vari materiali di scarto rispondente alle teorie enunciate da Kevin Shields.
Ecco, ma non si tratta di una bieca operazione a tavolino, come detto (e come già si occhieggiava nel primo) Lerner si trova bene in questi panni, e il romanzo è uno di quelli che ti dà l´impressione di leggere qualcosa di nuovo, insomma di dare un´occhiata a ciò che il romanzo stesso potrà diventare nel mondo a venire, nel futuro.
Fondamentalmente Lerner racconta il "doing of" di questo suo libro, mentre contemporaneamente ci mette al corrente di ciò che il libro sarebbe potuto essere (ovvero fondamentalmente la stessa trama con nomi e circostanze lievemente modificate - l´eterno e forse ingenuo infingimento dello scrittore); naturalmente la vita, la vita irrompe prepotentemente nella scrittura, sotto forma di malattia, amori, relazioni, uragani newyorchesi paventati, soggiorni sospesi in comuni per artisti nel Texas.
Questo fornisce a Lerner la possibilità di inserire nel libro poesie sue e di altri, descrizioni scientifiche, cultura pop (i film porno, il riferimento continuo a Ritorno al Futuro), cronache da Brooklyn.
É in questa coesistenza di materiali che si realizza la felice leggerezza del romanzo, anche nei momenti più pretenziosi Lerner mantiene una chiave ironica e lievemente stupita, lievemente un passo indietro rispetto agli eventi, che tiene insieme il tutto con l´indispensabile collante
dell´umanità.
Rispetto a un´operazione come quella del norvegese Knausgard, qui troviamo dosi inferiori di brutale sincerità, e un´aderenza decisamente superiore a quel tanto di intellettualismo chic che ci si può aspettare da un giovane scrittore newyorkese di questi tempi. Ma come detto: non disturba.
Molti critici hanno utilizzato il riferimento a Ritorno al Futuro per cercare il succo del libro, il suo messaggio, esercizio al quale rinuncio volentieri, mi pare si parli soprattutto del rapporto tra realtà e finzione, tra vite vissute e vite possibili, ma può anche essere che per Lerner sia stato semplicemente terapeutico - come per un Auster di Diario d´Inverno - descrivere in prima linea i propri tormenti e ansie.
Per compattezza di fronte a una sfida non facile, e felicità nell´esecuzione, questo Nel mondo a venire mi pare posizioni Lerner molto in alto tra gli scrittori dai quali c´è d´aspettarsi un contributo importante alla letteratura Made in Usa.
Inoltre - e forse questo interesserà di più i lettori - è ricco di contenuto, poliedrico, divertente e innovativo.
Quindi consigliato.
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