COLONI NEL TEMPO
Giuntina continua a portare in Italia autori israeliani contemporanei, valorizzando la ricchezza di questa letteratura, stavolta tocca ad Assaf Gavron che da noi ha avuto addirittura un momento-Mondadori (La mia storia, la tua storia del 2009) prima di passare all´editore fiorentino.
Gavron é scrittore "politico", la sua narrativa ruota sempre attorno ai temi della convivenza tra arabi e israeliani, il conflitto culturale ancora prima che vissuto sui campi di battaglia, l´affacciarsi della modernità e il suo incrociarsi con civiltà che vivono di usanze e tradizioni. Questo La collina non fa eccezione: si narra di un insediamento (illegale) di coloni israeliani, ai confini con la Palestina e della loro vita quotidiana: la tolleranza, la convivenza con gli arabi, i compromessi con la politica (e con se stessi), le battaglie e gli amori; piuttosto simbolicamente i due "estremi" della vicenda sono rappresentati dai due fratelli Gabi - un matrimonio fallito, un figlio che gli é stato allontanato, il rifugio nella religioni e l´occidentalizzato Roni - ex-trader a New York, inquieto, innamorato della vita e delle donne.
Tra questi estremi si svolge la vita sulla Collina, Gavron é bravo sia nella rappresentazione di miserie ed eroismi di tutti i giorni sia nel tono spesso irresistibilmente comico con cui vengono trattate le scene più propriamente "politiche" (i tira e molla per preservare l´insediamento, gli interventi dell´esercito, i rapporti tra Israele e Stati Uniti).
Il libro - seppur di dimensioni non contenute - rimane sempre godibile, interessante e sa "insegnar narrando", Gavron ha una scrittura allo stesso tempo concreta ed evocativa, direi "di campagne, masse e preghiere" per come sa giostrare abilmente con diversi tipi di scenario (ottima ad esempio la gestione delle scene di esagitazione collettiva).
Volendo trovare un punto debole, la struttura divisa in capitoli di piccole dimensioni e la gestione del ritmo (molto placido) possono a volte frenare un po´il lettore abituato a letture mi verrebbe da dire meno "sapienziali", allegoriche (perché si nota che Gavron ha un messaggio, anche se come detto lo affida alla narrazione, non disdegnando comunque la forma della parabola).
Ma sono peccati veniali, il libro é in sostanza molto convincente e conferma la felice politica editoriale di Giuntina.
Commenti
Posta un commento