BASCOMBE "A RATE"
Siamo arrivati al quarto, il fatidico nuovo Ford con Frank Bascombe (dopo "Sportswriter", "Il giorno dell'indipendenza", "Lo stato delle cose").
Ho amato come pochi altri libri e scrittori e personaggi questi tre volumi, lo stile lento e riflessivo di Ford, il personaggio così terribilmente e adorabilmente umano e americano.
Per cui ora, se seguo l'istinto e parlo di un capitolo minore della quadrilogia i Blogger e lettori di tutto il mondo insorgeranno e mi accuseranno di intelligenza con il nemico.
Ma in effetti non intendo proprio minore, direi semplicemente che é un Ford in parte diverso, la struttura a 4 racconti separati (hanno come nucleo comune il periodo natalizio, l´uragano Sandy e le sue conseguenze, ma soprattutto la riflessione sulla terza età e il passato) toglie quel passo lungo e quel respiro che i tre precedenti avevano, Ford é comunque un maestro, forse (forse) aumenta le dosi di lirismo e dà a Bascombe uno spessore da intellettuale-che-riflette-a-360 che nei libri precedenti mi pare non fosse così spiccato.
Nonostante sia stato fatto notare come questo quarto capitolo fosse probabilmente pianificato in anticipo o comunque lo scrittore ci avesse pensato e per così dire "Lasciato spazio" (perché corrisponde a una nuova stagione e una nuova festività, come i 3 precedenti) mi piace pensare che Ford ci si sia ritrovato, abbia cominciato a mettere giù le idee e si sia trovato con 4 ottimi racconti, ben compiuti, e nessuna intenzione (non voglio parlare di voglia) di legarli in un romanzo.
Troviamo comunque Bascombe e la sua voce inconfondibile, e tanta vita, tanta verità, tanto umorismo - come sempre, la perfetta espressione di quel modo di essere americano, quella volontà di intervenire sulle cose, quel farsi parte attiva, qualcosa che credo venga da lontano, da classici Emerson e da Theroux (così come il rapporto strettissimo con la natura e i suoi fenomeni).
É insomma un libro eccellente, che - rispetto agli altri tre - finisce troppo presto ma é ben lungi da lasciare l'amaro in bocca, é solo una deviazione professionale (si fa per dire) da Bascombe-lettore, li vuoi di 600 pagine, li vuoi ricchi, ti ci vuoi perdere. Qui capita solo in parte, ma é una questione strutturale, non di qualità.
E mi piace pensare che Ford non abbia finito qua con Bascombe, ma forse é una mia visione wishful thinking e romantica della cosa.
PS: Il titolo é sia una citazione da uno dei racconti, sia il titolo di uno degli altri, quindi bravi da Feltrinelli a sceglierlo non impegolandosi nella difficile traduzione dell'originale "Let me be Frank".
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