UNA TORRIDA OCCASIONE PERDUTA
Si é parlato abbastanza (e bene) di questo libro, che é arrivato in Italia con la scorta di recensioni positive e successo in patria, negli Stati Uniti.
La trama con "agganci" al genere thriller non nasconde le ambizioni dell´autore, ovvero una descrizione di dinamiche familiari turbate da un evento traumatico (il rapimento e poi ritrovamento del giovane Justin).
Johnston costruisce un atmosfera di sottile tensione e inquietudine, tratteggia personaggi riusciti e a tutto tondo ed eccelle nell´ambientazione, un Texas del sud torrido e acquatico.
Con tutte queste premesse, il romanzo si guasta però un po´nelle 100 pagine finali (che non é poco, parliamo di un quarto di libro) dove si rinuncia a mio parere a portare la storia dove la preparazione avrebbe consentito e ci si accontenta di un pallido buonismo di stampo hollywoodiano; va bene, non era obbligatorio perseguire certe "scelte morali" che la famiglia di Justin si trovava di fronte, non é obbligatorio fare di ogni romanzo di questo tipo una sorta di "Cape Fear", ma davvero a un certo punto cala la tensione, sostituita da un ritorno all´ordine davvero brusco, pallido e stereotipato.
Insomma, non ho mai avuto la sensazione di trovarmi di fronte a un capolavoro (e neanche é necessario), e d´altra parte il finale non rovina del tutto quanto messo insieme nella parte precedente, insomma ci troviamo davanti a un libro che "si fa leggere" ma non so se queste erano le premesse e soprattutto le aspettative vista l´ottima stampa che ha accompagnato Johnston fin qui.
Valgono comunque alcuni riferimenti letti in giro: Lehane nella costruzione della trama (ma un Lehane stranamente sotto camomilla) e Franzen per la qualità della scrittura (specie per come si entra nei rapporti tra familiari), peccato solo che ci si sia a un certo punto accontentati della speranza (ben concreta) di vendere i diritti cinematografici.
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